Apnea: l’opinione di Bellodi sul trionfo azzurro
Il Campionato del Mondo di Apnea, che si è concluso da poche settimane a Tenerife, è stato per la squadra italiana un vero trionfo: tre titoli mondiali su quattro disponibili (la statica non assegnava titolo), un argento e due bronzi sono stati il bottino ricchissimo della nostra spedizione.
A coordinare la gestione tecnica della squadra c’era Maurizio Bellodi, Direttore Tecnico della Nazionale, al quale abbiamo fatto alcune domande su questo straordinario successo.
Alla vigilia della rassegna iridata quali erano le aspettative della nostra squadra e quali sensazioni avete avuto arrivando a Tenerife?
Siamo partiti convinti che gli avversari più impegnativi sarebbero stati i croati e i francesi, che effettivamente hanno confermato di aver raggiunto un ottimo livello, ma ci siamo subito accorti di come il livello internazionale sia generalmente cresciuto allargandosi anche ad altri paesi che prima ricoprivano un ruolo marginale.
Per quanto riguarda la nostra Nazionale, abbiamo pianificato accuratamente delle precise strategie di squadra per ciascuna delle specialità in cui erano in palio i titoli mondiali con l’obiettivo categorico di evitare che, come era successo in passato, qualche eccesso di protagonismo potesse compromettere il risultato complessivo e sotto questo aspetto devo dire che gli atleti hanno dato prova di grandissima responsabilità.
Ovviamente i piani sono stati adattati, di volta in volta, alle esigenze tattiche che durante le competizioni si sono venute a determinare; questo ha permesso, ad esempio, che nel Jump Blue femminile Ilaria Bonin avesse carta bianca nel momento in cui Monica Barbero, pur avendo migliorato il personale che al Campionato Italiano le aveva dato vittoria e record mondiale, era finita alla spalle della croata Lidia Lijic.
Entrando nel dettaglio delle prestazioni nel settore femminile Ilaria Bonin ha ottenuto il massimo che potessimo aspettarci, confermando quanto avevamo visto nelle gare nazionali; anche Monica Barbero ha fatto un ottimo mondiale, sapevamo che in dinamica non aveva le misure delle migliori e quindi abbiamo puntato sul Jump Blue dove ha dimostrato di essere ancora atleta di altissimo livello migliorando il suo personale che era stato anche record mondiale.
Nella dinamica maschile abbiamo qualcosa da recriminare in quanto durante la qualificazione a Michele Tomasi è stata data una misura inferiore a quella, a nostro avviso, effettivamente raggiunta.
Abbiamo chiesto di rivedere il filmato della prova per presentare ricorso, filmato obbligatorio per regolamento per le prove di tutti gli atleti.
Purtroppo l’organizzazione ci ha risposto che la prova di Tomasi non era stata filmata e quindi sarebbe stato inutile chiedere una revisione della misura.
In finale ci hanno pensato Andrea Vitturini, che è stato l’atleta che ha impressionato di più anche i tecnici stranieri, e Aldo Stradiotti a conquistare due medaglie importanti che ci hanno ripagato del mancato ingresso di Tomasi.
Nel Jump Blue il risultato di Michele Fucarino si commenta da solo.
Vorrei infine sottolineare il contributo dato dalla dott.ssa Maria Silvia Amaddii che ha assistito la squadra anche dal punto di vista psicologico, instaurando con tutti gli atleti, sia uomini che donne, un ottimo rapporto.
Per me è stata di grandissimo aiuto, alleggerendomi da una parte di lavoro e permettendomi di concentrarmi maggiormente sull’aspetto tecnico.
Da quanto avete potuto riscontrare durante il Mondiale, qual è il livello tecnico raggiunto dall’apnea internazionale?
Come ho già accennato, il livello è decisamente cresciuto e ci sono molte più nazioni in grado di schierare atleti che possono raggiungere misure importanti; quello che però manca ancora è l’abitudine alle gare di alto livello.
Abbiamo assistito ad alcuni errori, come qualche partenza senza testimone, che denotano una scarsa esperienza di competizioni.
Quando ho raccontato che in Italia si organizzano circa 30 gare di apnea l’anno, mentre all’estero non si supera la decina, atleti e dirigenti degli altri paesi sono rimasti sbalorditi; questo però mette chi gareggia in grado di affrontare la gara concentrandosi sulla prestazione.
Dal punto di vista organizzativo sicuramente sono stati fatti dei grandissimi passi avanti rispetto al Campionato Europeo che si era disputato lo scorso anno sempre a Tenerife.
Tuttavia qualcosa si sarebbe potuto ancora migliorare, per esempio non ci aspettavamo che per il Jump Blue le mollette per marcare la distanza raggiunta fossero delle normali mollette da bucato che spesso si rompevano al momento dell’uso.
Scorrendo le classifiche sia delle qualificazioni che delle finali abbiamo trovato numerose squalifiche per black out o per mancato completamento del protocollo di uscita.
Sicuramente le squalifiche dovute a sincopi o sambe a causa delle quali l’atleta non ha completato il protocollo di uscita sono state tante ma distinguerei quelle degli atleti russi e turchi da quelle degli altri atleti ed in particolare i sud americani.
I primi infatti tendono a prendersi qualche rischio di troppo perché il sistema sportivo nei loro paesi premia con vantaggi tangibili nella vita di tutti i giorni gli atleti che raggiungono importanti traguardi a livello internazionale; per i secondi invece si tratta spesso di inesperienza e scarsa conoscenza dei propri limiti, in molti casi sono atleti presi in prestito da altre discipline, con poco allenamento specifico nell’apnea e quindi esagerano inconsapevolmente.
Su questo i nostri, di solito, sono più abituati e quindi più attenti anche se qualche squalifica è arrivata anche per noi.
A dire il vero, nel Jump Blue, Stradiotti è stato squalificato per un eccesso di zelo dei commissari; infatti il galleggiante di supporto a cui l’atleta può appoggiarsi era fatto con dei galleggianti simili a quelli che in piscina si usano per separare le corsie che quindi tendono a ruotare.
Quando Stradiotti è riemerso era evidentemente in samba penso che si sarebbe ripreso in tempo per completare la procedura; purtroppo quando si è appoggiato al galleggiante è scivolato andando nuovamente sotto, a quel punto il giudice ha dato agli assistenti l’ordine di riprenderlo e da qui è scattata la squalifica.
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