Apnea: i Cibi da Evitare per Ridurre il Muco e Migliorare l’Immersione
Le difficoltà di compensazione sono probabilmente l’inconveniente più frequente con cui si trovano ad aver a che fare tanto gli apneisti quanto i pescatori subacquei. Il più delle volte si tratta di problemi saltuari, magari dovuti ad un banale raffreddore o ad allergie stagionali, altre invece è situazione duratura ed è fondamentale capirne la causa per poter tornare ad immergersi in tranquillità. Escludendo le difficoltà derivanti da problemi più o meno gravi di carattere anatomico (es. deviazioni del setto nasale o severa ipertrofia dei turbinati), il più classico ostacolo alla compensazione è la presenza di muco, più o meno abbondante. L’eccesso di produzione di quello che, in condizioni normali, è un sottile film protettivo delle mucose di tutto il nostro organismo, è sintomo di un qualche tipo di infiammazione che le induce a reagire così.
In 9 casi su 10 la causa è da ricercare in sinusiti, infiammazioni virali o batteriche, reazioni allergiche stagionali e no, oltre alle già accennate alterazioni anatomiche che favoriscono il ristagno e quindi l’infiammazione. Sono tutte situazioni i cui è d’obbligo rivolgersi a terapie di carattere farmacologico e anche chirurgico. Esistono però dei casi in cui non si riscontrano patologie di alcun tipo, eppure la produzione di muco crea dei problemi, manifestandosi soprattutto in condizioni di sforzo e, per i subacquei, durante l’immersione. La sensazione più frequentemente descritta dai sub è quella di una aumentata salivazione, di consistenza densa, quasi collosa, che rende necessario un insistente raschiare della gola nel tentativo di espellerla. Spesso la sua capacità di adesione al palato molle e alla gola può anche indurre dei conati di rigetto. Sono frequenti anche problemi di compensazione e di blocco inverso per presenza di muco nelle tube o nelle cavità sinusali.
Si tratta quindi di una situazione di forte disagio, che può trasformare un’uscita in mare in un vero e proprio incubo. Forse non tutti sanno che in questi casi può giocare un ruolo molto importante l’alimentazione.
Ci sono infatti dei cibi, particolarmente comuni nella nostra dieta mediterranea, che hanno dimostrato di avere un ruolo di primo piano nell’iper produzione di muco, e sono la carne di maiale e il latte con alcuni suoi derivati.
Perchè il maiale?
La ragione principale risiede nel fatto che la carne di suino è ricca di una sostanza chiamata istamina, un potente mediatore dell’infiammazione, presente anche nei nostri tessuti, che interviene ad esempio nelle crisi allergiche. La liberazione di istamina causa edema (accumulo di liquido) dei tessuti e quindi anche un aumento della produzione di muco.
A questo si aggiunge anche il fatto che la carne di maiale ha una elevata carica tossica, dovuta alla presenza delle sutossine, non per nulla, al pari del pollo, è una carne che deve sempre essere ben cotta e mai appena scottata come invece è possibile fare, senza rischi, con il vitello e il vitellone.
Perchè il latte e (alcuni) suoi derivati?
Nel caso del latte il problema è costituito dalla presenza di caseina, il principale componente della sua frazione proteica. Questa proteina, quando raggiunge l’intestino, forma un composto colloso che deve essere digerito dagli enzimi, ma l’uomo ha una quantità naturale di enzimi ridotta, che oltretutto si riduce ulteriormente con l’avanzare dell’età.
È la ragione per cui spesso, da adulti, ci si accorge di non digerire più facilmente il latte (sensazione di peso sullo stomaco post assunzione), inoltre l’elevato contenuto di caseina comporta ancora una volta liberazione di istamina e conseguente possibile aumento della produzione di muco.
Un discorso simile vale anche per i formaggi, tenendo però presente che la stagionatura è un processo che degrada le proteine e gli zuccheri del latte e quindi i formaggi stagionati si possono consumare con maggior tranquillità, non per nulla chi è intollerate al lattosio (il principale zucchero del latte), in genere riesce a consumare senza problemi formaggi che abbiano superato i 30/36 mesi di stagionatura.
Come comportarsi?
Se siete tra quegli apneisti o pescatori che continuano ad avere problemi di muco durante le loro uscite in mare, nonostante l’assenza di patologie infiammatorie, potrebbe valere la pena analizzare la vostra alimentazione e verificare se ci sia una presenza eccessiva degli alimenti sopra elencati. In questo caso potreste provare ad eliminarli totalmente per un periodo di 3 settimane, verificando eventuali benefici, provando poi a reintrodurli, uno alla volta e in piccole quantità. È facile infatti che non abbiano tutti lo stesso impatto sul vostro organismo, e potreste ad esempio scoprire di avere problemi solo con il latte e non con tutti i latticini, oppure di averne solo con una certa frequenza di assunzione e non con una più bassa. Alla fine non si tratterà di dover rinunciare bruscamente alle vostre abitudini, ma semplicemente di rimodularle evitando un’assunzione quotidiana eccessiva di quelle che si definiscono “sostanze a forte spinta mucosa”, limitandole magari ad un solo pasto al giorno.
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