Apnea e record: per un pugno di dollari
Topi Lintukangas Foto © Alberto Balbi – Apnea Magazine
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In questa calda estate, stiamo assistendo ad una vera esplosione di record, o meglio di annunci di record. Ad oggi, 10 apneisti hanno dichiarato l’intenzione di stabilire nuovi record mondiali di immersione in apnea da qui ad Ottobre. Stiamo parlando di ben 25 tentativi di record riguardanti sei distinte discipline in meno di due mesi, una media di un record ogni 2 giorni circa; le organizzazioni chiamate ad omologarli sono complessivamente tre.
L’analisi approfondita dei tentativi annunciati, secondo il mio modesto parere di osservatore, mette in evidenza una situazione che non esito a definire ridicola, uno stato di fatto che mina la credibilità dell’apnea e che contribuisce a renderla più un fenomeno da baraccone che una vera disciplina sportiva. Vediamo perché.
Nell’AIDA è recentemente esplosa la “nuova” disciplina dell’assetto costante senza pinne, una specialità durissima, considerata da molti anche più “pura” dell’assetto costante. Ad un tratto, i nomi “noti” dell’ambiente AIDA si sono tuffati a pesce in questa specialità per accaparrarsi un titolo di “Campione del Mondo” o “Recordman” -che ormai, diciamolo, non si nega a nessuno. La fuoriclasse Tanya Streeter è stata la prima ad approfittare di questa disciplina per arricchire il proprio palmares: in occasione del suo straordinario record in assetto variabile dello scorso Luglio, infatti, Tanya ha trovato il tempo di stabilire un record mondiale nell’assetto costante senza pinne raggiungendo quota 35 metri ed incidere per l’ennesima volta il proprio nome nell’Albo d’Oro AIDA. A distanza di pochissimo tempo, campioni del calibro di Herbert Nitsch e Martin Stepanek -il cui programma di tentativi di record era già particolarmente ricco- hanno pensato bene di non rinunciare a questa opportunità, ed hanno annunciato l’abissale profondità di 30 metri, la stessa presa di mira da un austriaco non certo rinomato, tal Dieter Baumann.
Restando nell’assetto costante senza pinne, troviamo Christian Redl, un altro giovane austriaco, che insieme a Baumann tenterà di raggiungere quota 35 metri, uno in meno rispetto alla profondità presa di mira dalla Canadese Many Rae Cruickshank, che, per nulla scoraggiata dalle sincopi del mese scorso, si accinge a sua volta a tentare 4 nuovi record.
Nel quadro dei tentativi di record non poteva mancare l’asso Venezuelano Carlos Coste, che ha annunciato una profondità un po’ più consistente: 48 metri; chiude il quadro AIDA il francese Christian Charra, che nelle acque di Nizza tenterà di raggiungere quota 60 metri (??).
Cosa ci trovo di strano in tutto questo? Tralasciando ogni altra considerazione – ce ne sarebbero molte- mi basterà rilevare come l’assetto costante senza pinne corrisponda all’assetto costante non assistito dell’associazione FREE, che già dal 2001 omologa record di questo tipo. Ebbene, le “danze” aperte da David Lee nel 2001 con 45 metri di profondità sono proseguite sino ad arrivare ai 60 metri raggiunti da Topi Lintukangas lo scorso Novembre, ed infatti nel suo prossimo tentativo il jamaicano David Lee tenterà di superare quota 60 metri, il vero limite in questa disciplina. Tutto il resto, ai miei occhi, è uno show utile ad arricchire il programma delle manifestazioni con più tentativi di record incorporati, sempre più diffuse, e a favorire l’esborso da parte degli sponsor, che per ora continuano ad alimentare un mercato dei record sempre più deprimente ed ingombrante. Quando un’apneista dalle doti incontestabili come Tanya Streeter si fa omologare un record in assetto costante senza pinne da 35 metri, l’osservatore non può che scuotere il capo. Ma come, una campionessa come Tanya che ripete un’impresa già compiuta da una studentesa greca -perfetta sconosciuta- nel 1999? Già, perché il 4 Ottobre del 1999 l’allora ventenne Danai Varveri ha effettuato un tuffo a 35 metri senza maschera né pinne, e l’immersione è stata filmata e omologata dalla federazione greca.
E poi, come si giustificano i 30 miseri metri annunciati da fuoriclasse come Stepanek o Nitsch? La risposta possibile sembrerebbe solo una: fanno numero, piacciono agli sponsor e aiutano a raccogliere qualche dollaro in più. Già, è questa l’unica spiegazione: certi record si fanno per il classico “pugno di dollari”: raggiungimento del budget, altro che superamento dei limiti umani!
Potrei continuare a lungo, e chiedervi come nasce la moda di queste manifestazioni in cui un signolo atleta tenta di battere tre o quattro record in diverse discipline. Quest’anno avremo uno di questi show a Vancouver, in Canada, dove la canadese Mandy Rae Cruickshank ed il ceco Martin Stepanek tenteranno di battere 4 record mondiali a testa; Herbert Nitsch non poteva essere da meno: nella sua manifestazione al lago di Atter, in Austria, tenterà di batterne ben 5. Dulcis in fundo, il venezuelano Carlos Coste bisserà la manifestazione “Reto en el Abismo” dello scorso anno e tenterà di battere 4 primati mondiali. Confrontando profondità/tempi annunciati e date dei tentativi, è facile concludere che qualcuno di questi campioni dovrà probabilmente cambiare programma “in corsa”, perché -ad esempio- è evidente che se Stepanek riuscisse a raggiungere i 96 metri in assetto costante, i successivi tentativi di Nitsch (94 metri) e Coste (95) andrebbero rivisti…. Le stesse considerazioni valgono ovviamente per le altre discipline, inclusi assetto variabile e apnea statica.
Mi rendo conto della durezza delle mie parole, con le quali non voglio certamente mettere in dubbio le capacità degli apneisti citati né fare di tutta l’erba un fascio o scagliarmi contro i record. Semplicemente, mi pare che la situazione sia un po’ troppo confusa, e che a rimetterci, alla fine, sarà l’apnea.
Invitandovi a dare uno sguardo alla tabella riassuntiva dei tentativi di record ed alla tavola dei record del mondo di immersione in apnea, vi lascio con un interrogativo. Ma secondo voi è normale tutto questo?
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Category: Editoriali