Apnea e nutrizione
Con questa pagina cominciamo un percorso di informazione che avrà come filo conduttore la nutrizione, le integrazioni e l’eventuale utilizzo di farmaci per l’apnea.
Come ‘prima pietra’ di questo sentiero che traccerò debbo ricordare una delle pochissime leggi biologiche universali: siamo tutti diversi; intendo dire che per chimica, struttura, carattere, cultura, ambiente, si determinano disuguaglianze anche su realtà apparentemente simili, questo impedisce in modo assoluto di dare regole comuni. Ci sono comunque spazi di lavoro identificando ipotesi o situazioni frequenti. A conferma di ciò e dell’ulteriore variabilità determinata dal fatto che l’uomo è immerso, basterà ricordare quanto frequenti sono le esperienze che si discostano dalla norma che ogni subacqueo può raccontare, perché le ha vissute o di cui è stato testimone.
Per comprendere i fenomeni che riguardano l’apneista, è utile considerare che in immersione l’organismo deve avviare delle modificazioni di adattamento alla pressione per la maggior parte mediate da vie neuro-endocrine, che danno ragione di scelte nutrizionali consapevoli e non istintive. Non possiamo fidarci delle nostre sensazioni.
Pongo l’attenzione su uno dei più evidenti fenomeni, che tutti abbiamo certamente notato, è l’aumento di produzione di urina: più fondo va più se ne forma, per motivi di ordine ormonale e fisico. Nell’urina dell’apneista, diversa da quella dell’uomo ‘a secco’, ci sono: acqua e prevalentemente un sale, il sodio. Nelle giornate con apnee ripetute (la classica giornata di pesca) la diminuzione dell’acqua e del sodio disponibili (nell’organismo) possono arrivare a livelli di pericolo con diminuzioni dell’efficienza che si trasformano in rischio. Questo fenomeno è dovuto ad una complessa serie di passaggi tesi a non avere danni al torace dalla pressione. Diventa molto importante una idratazione costante, meglio se con acqua minerale, più ricca di sodio.
Se è vero che l’organismo trasmette chiaramente i suoi bisogni alla sfera cosciente è vero anche che lo fa se è in situazioni normali, l’uomo immerso è in condizioni biochimiche molto lontane dalla norma e questo rende difficile la consueta segnalazione dei bisogni, si innescano meccanismi di adattamento che a loro volta danno luogo a nuovi fenomeni che in apparenza contraddicono i principi vitali; nel nostro caso accade che non avvertiamo immediatamente lo stimolo della sete, pur essendo disidratati, di conseguenza si deve bere per volontà, per consapevolezza.
Tanto perché ci siano parametri precisi: con una disidratazione modesta, del 2%, che corrisponde a poco più di un litro d’acqua (ci vuol poco), la nostra efficienza fisica cala già sensibilmente. Importa poco che i recuperi si allunghino e le apnee si accorcino, è il rischio che si corre che non dobbiamo sottovalutare: l’aumento della viscosità del sangue si può trasformare in tragedia, la disidratazione è una concausa di moltissimi incidenti.
Preciso che anche se non ci liberiamo di urina essa si forma comunque e diventa acqua non utilizzabile, si aggiunga poi che perdiamo parecchia acqua anche con il respiro, della quale non abbiamo sensazione, ma vi assicuro che è tanta.
Suggerisco di preparasi all’apnea già ben idratati, e di bere appena possibile, piccole ma costanti porzioni, ad ogni cambio di posto, alla conclusione di ogni azione. Acqua in gommone, eventualmente attaccata al pallone o alla plancetta.
Questa operazione non vi allunga l’apnea, ma vi da una condizione biochimica che vi consente di affrontare bene, e con meno rischi, anche l’ultimo tuffo.
L’ACQUA O ALTRI FLUIDI ?
Classifichiamo l’acqua in minerale ed oligominerale, secondo la quantità di sali che contiene. Per l’apnea (vero per qualunque sport) è meglio l’acqua ricca di minerali. In particolare il sodio che alcune ditte hanno tolto dall’acqua per motivi commerciali, ha una specifica importanza per noi apneisti. Basta leggere l’etichetta delle principali acque in commercio per verificare la notevole differenza che hanno.
Molto opportuna l’idea di bere bevande saline, create apposta per lo sport, ma questo sarà argomento di alcune riflessioni future.
Tutte le foto sono di A. Balbi
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