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Antonino Gioffré, Re del Garda

| 8 Febbraio 2004 | 0 Comments

Antonino Gioffré, atleta di punta del Quercia Sub Rovereto, si è laureato Campione Italiano di pesca in apnea Acque interne nel 2001 a Limone, ed ha ribadito la propria supremazia nel campionato 2002 di Torbole, dove ha pesantemente distaccato il secondo qualificato, l’inossidabile Roberto Palazzo. Istruttore di apnea attivo da anni, Antonino ha origini calabresi ma risiede da sempre a Rovereto, in Trentino.

Ciao Antonino, innanzitutto grazie per la tua disponibilità. Cosa rappresenta per te la pesca in apnea?

La pesca è senz’altro una componente importante della mia vita e del mio modo di essere. E’ una passione presente nel mio sangue fin dalla nascita, e rivela la mia origine calabrese. Sono nato, infatti, a Bagnara Calabra, ridente cittadina che si affaccia sul mare, il 29 ottobre 1959. Qui, durante gli anni della scuola, tornavo per le ferie -sono residente in Trentino dalla nascita-, e potevo così dare sfogo alla mia passione. Poi, con gli anni, diventava sempre più difficile raggiungere il mare, e così ho rivolto la mia attenzione al lago, una volta scoperto che era possibile pescarci in apnea. Ho iniziato le mie uscite solitarie, e piano piano ho imparato ad apprezzare anche questo ambiente, così differente ma per certi versi simile al mare. Ho affinato la tecnica e sono arrivate le prime emozionanti catture.

Quali sono le tecniche e le prede che preferisci?

La tecnica che preferisco è l’aspetto, che in acqua dolce dà ancora buoni frutti. A volte, però, non disdegno un misto fra aspetto e agguato (percorsi all’agguato con brevi aspetti), tecnica che mi assicura buone catture in competizione.

Le due prede che ho maggiormente nel mirino sono fondamentalmente il luccio ed il persico reale.

Il luccio mi piace sia per la mole che può raggiungere che per la reazione violenta che ha una volta arpionato, che ricorda quella del dentice. Il persico reale lo preferisco per la difficoltà di cattura degli esemplari più grossi (parliamo di esemplari di peso oscillante fra i 700 ed i 1200 gr.), e per la bontà delle carni.

Ci racconteresti una cattura particolare nelle acque del Garda?

Vorrei raccontare della cattura di un luccio di circa 6 kg avvenuta un paio di anni fa nei pressi di Malcesine, in provincia di Verona. Dopo un paio d’ore di pesca, col carniere ancora vuoto, durante l’ennesima planata su un pianoro di fango a circa 18 metri di fondo, intravedo la sagoma di un bel luccio appoggiato sul fango, vicino ad un grosso tronco insabbiato.

Focalizzo la mia attenzione sul luccio che fulmino con un tiro in caduta.

L’asta si conficca nel fango e mentre cerco di liberare le alette, il grosso tronco lì vicino, si scrolla di dosso il fango, si solleva lentamente dal fondo e prende il largo.

A quel punto realizzo che il tronco era in realtà un enorme luccio(stimato fra i 15 e 18 kg) che non avrei mai più avuto il piacere di incontrare.

Questo a maggior dimostrazione che anche il lago può riservare emozionanti sorprese.

La cattura di quel giorno è rimasta dunque particolare non per il luccio preso(di tutto rispetto), ma per quello andato.

Come ti sei avvicinato all’agonismo?

All’ agonismo sono arrivato piuttosto tardi, quando già da tempo avevo superato i 30 anni.

Questo perché in Trentino non riuscivo a trovare un club, fra i pochi presenti, che accettasse un pescasub. Erano tutti bombolari e restii ad avere un corpo estraneo nel loro club.

Così ho dovuto prendere i tre brevetti A.R.A. e sono diventato aiuto-istruttore, ma nel frattempo sono riuscito a conoscere altri appassionati di pesca, con i quali nel 1992 ho fondato il mio attuale club e cioè il “Querciasub Rovereto”(chiamato Querciasub, poichè Rovereto è famosa come “Città della Quercia”).

Col mio club ho iniziato subito a gareggiare e a diffondere la pesca in apnea e l’apnea in Trentino.

Qual è stata la tua vittoria più importante?

Il successo che ricordo con maggiore soddisfazione è la vittoria ottenuta al Campionato Italiano Acque Interne 2001, che si è materializzata con l’ultima cattura, effettuata all’ultimo tuffo utile, quando tutti ormai davano per vincitore il forte Roberto Palazzo.

Come e quanto ti alleni?

Il lago è un’ ottima palestra, però a causa della bassa temperatura e la mancanza di stimoli, non mi immergo da inizio dicembre a fine aprile. Sopperisco con delle uscite al mare fino a metà gennaio, poi preferisco fare una pausa “fisiologica” fino a metà marzo (due mesi circa di fermo assoluto).

A metà marzo riprendo con attività in palestra, piscina, cyclette e corsa, tre volte la settimana.

A metà aprile riprendo anche l’attività in acqua con 2 uscite la settimana, che diventano 3 o 4 con l’avanzare della stagione.

L’obiettivo è arrivare al top della condizione (e non stressato) agli appuntamenti che contano, come i Campionati, che si svolgono generalmente a fine settembre e inizio ottobre.

Parlo di Campionati, perché in realtà già da qualche anno disputo sia l’Assoluto in Acque Interne che il Campionato di II^ cat.

Che attrezzature utilizzi?

Utilizzo, in linea di massima, attrezzature di serie, alle quali apporto lievi modifiche personali, con l’aiuto di Lorenzo Parisi, mio attuale sponsor, persona dotata di ingegno, simpatia e disponibilità.

Curo molto la parte mimetica ed i particolari dei fucili, cercando di eliminare tutte le possibili cause di problemi di mira, assetto e sparo.

Uso mettere un moschettone (di quelli usati per la pesca d’altura) per unire il dacron del mulinello col nylon dell’asta. Così mi è più facile e veloce sfilare il pesce catturato e sostituire l’asta.

Non uso le aste monoaletta, decisione presa dopo aver perso l’ennesima preda, grazie alla chiusura dell’unica aletta ( per la cronaca una cernia di 20 kg, che dopo anni ero riuscito finalmente a sparare in caduta).

Pesco prevalentemente con un 115 in carbonio, tranne quando l’acqua risulta particolarmente torbida, in quel caso passo ad un 86 con fusto in legno.

Per quanto riguarda il resto dell’attrezzatura non intervengo più di tanto, anche perchè oramai in commercio si trova già il meglio, prodotti di diverse ditte che si equivalgono, e quindi a quel punto diventa solo una questione di gusti personali.

La morte di Luciano Boselli nel maggio scorso ha chiarito che il problema della sicurezza non è un fatto che riguarda solo i pescatori di mare. Qual è la situazione sicurezza sul Garda?

Il problema sicurezza è sempre molto attuale e credo che si possa fare molto per migliorare la situazione, che al momento non esito a definire critica.

Sinteticamente, penso a:

-una sensibilizzazione delle forze dell’ordine, grazie ad una nuova normativa che ci tuteli maggiormente, con possibilità di verbalizzare le infrazioni;

– una maggiore pubblicizzazione delle nostre boe e di ciò che esse rappresentano, nelle sedi giuste(vedi riviste del settore nautico ed entrata di tutti i porti e porticcioli della penisola);

– aumento della capacità volumetrica (almeno il doppio) delle attuali boe di segnalazione, con innalzamento della bandierina ad un metro;

– ragionevole riduzione della distanza dalla costa alla quale spesso siamo costretti a mantenerci durante l’azione di pesca.

Evitiamo poi con il buonsenso le zone che ben sappiamo essere a rischio, per la frequente presenza massiccia dei mezzi nautici.

Ritengo comunque fondamentale far capire al diportista che non ripettare o non conoscere il significato di quella boa con bandiera rossa e striscia diagonale bianca, è un errore che può costare una vita umana. Troppi ancora non lo sanno.

A questo proposito vorrei citare un episodio occorsomi alcuni anni fa sul lago.

Stavo effettuando una discesa su un fondale di 15 metri circa, quando, ad un certo punto, sento il rumore di un’imbarcazione in avvicinamento.

Mi fermo sul fondo in attesa che passi e che il rumore si allontani, ed ecco che invece il diportista che era a bordo tira su la boa ed inizia a salparmi.

Lascio a voi immaginare il seguito della storia.

Un consiglio che vorresti dare agli appassionati?

Saluto simpaticamente tutti i lettori di Apnea Magazine invitandoli alla massima prudenza, in particolare nel periodo estivo.

Un pesce, due pesci, cento pesci, nessun pesce vale la nostra vita: evitate che l’inseguire una preda vi faccia perdere il contatto con le vostre reali capacità, esponendovi a rischi inutili.

Il colpo della vita capita a tutti, basta solo avere pazienza.

Antonino, grazie mille per la tua disponibilità e… continua a frequentare il Forum, ci fa un immenso piacere!

Category: Articoli, Interviste, Pesca in Apnea

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