AMP Capo Testa: ecco dove saranno le zone A, B e C
Nelle scorse settimane il contrasto tra gli oppositori all’Area Marina Protetta di Capo Testa – Punta Falcone e il sindaco di Santa Teresa di Gallura, primo e più energico sostenitore della nuova riserva, si era fatto incandescente; in particolare dopo la scoperta del fatto che l’iter istitutivo risulta istruito molto prima delle riunioni con la popolazione convocate lo scorso anno, addirittura fin dal 2012. Dopo incalzanti richieste, il Movimento Sardo Pro Territorio, è riuscito a “costringere” il’amministrazione a rendere pubblica la prima ipotesi ministeriale di zonazione dell’area. Nel tentativo di placare gli animi in vista delle prossime elezioni, il primo cittadino si è anche affrettato a chiarire che tale proposta sarebbe oggetto di discussione con la popolazione DOPO la tornata elettorale. A onor del vero però, bisogna ricordare che già a luglio 2014 aveva aperto alla discussione ma bocciato categoricamente un qualsiasi ricorso allo strumento referendario per prendere una decisione definitiva, che spetterebbe solo a lui perchè “è stato eletto per decidere e ha l’autorità per farlo.”
Le carte pubblicate sono delle immagini, purtroppo non molto accurate, ma dalle quali è possibile comunque farsi un’idea di quella che dovrebbe essere la futura riserva sarda. Il lettore più interessato potrà dedicarsi alla consultazione delle carte tematiche con le quali l’ISPRA è arrivata a suggerire il grado di tutela della varie zone; partendo dall’analisi di valenza ambientale, passando per lo studio d’incidenza delle attività consumative (pesca) e non consumative (diporto e immersioni), per poi arrivare infine alla proposta di zonizzazione vera e propria.
Partendo da questo materiale noi abbiamo cercato di fare una riflessione un po’ differente. Qualcuno ricorderà che con il progetto di Area Marina Protetta la precedente amministrazione teresina era già stata a lungo blandita, e tale corteggiamento arrivò a concretizzarsi in una precedente proposta di zonazione, poi rigettata. Abbiamo provato a sovrapporre vecchi e nuovi vincoli, con qualche sorpresa.
Si può notare come l’estensione sia rimasta sostanzialmente immodificata, al netto di qualche lieve slittamento dei limiti perimetrali. Ma non può non balzare subito all’occhio come le zone B (in giallo) siano state drasticamente ridimensionate – ad occhio quasi dimezzate – e soprattutto, come la seconda zona A (in rosso) prevista a est del porto sia scomparsa, mentre la prima si sia “stranamente” spostata.
In buona sostanza la proposta di zonizzazione non ha fatto altro che accogliere in toto le richieste provenienti dai diving locali, facendo in modo di includere tutti i principali siti di immersione (qui) nelle zone B, anche a costo di declassare quasi interamente le precedenti zona A. Al contrario ha fatto in modo che la più grande delle due aree di maggior interesse per la pesca (qui), tanto professionale quanto ricreativa, venisse interamente blindata nella zona di massima tutela. Una proposta quindi severamente punitiva nei confronti di un comparto economico annuale, ma largamente permissiva nei riguardi delle attività stagionali.
Se la salvaguardia ambientale fosse realmente il vero obiettivo, tutti avrebbero dovuto vedere sacrificare una parte dei propri interessi. In questo caso è invece ormai palese quali siano i gruppi di pressione che si DEVE adulare per poter far nascere il progetto, e poco male se si rischia di danneggiare irreparabilmente l’intera filiera ittica locale, fatta di uomini e famiglie, e anche una discreta parte di quella turistica che con la pesca amatoriale ha per anni vissuto di affitti e posti barca, perfino fuori dai canonici due mesi estivi. Gli scarsi 2 milioni di euro di fondi pubblici che si porterebbe dietro l’AMP quanto possono durare? Potranno in qualche modo compensare gli inevitabili danni economici che questa zonizzazione causerà?
Il 31 maggio si vota, meglio pensarci…
Forse ti interessa anche...
Category: Articoli, Pesca in Apnea