Alleanza Coop: le Nuove Sanzioni sulla Pesca Illegale Danneggiano i Professionisti
Le varie associazioni rappresentanti della filiera professionale della pesca, ci hanno abituato negli anni a “sparate” più o meno roboanti, dimostrando peraltro una totale mancanza di senso della realtà quando non anche di quello del ridicolo. Questa volta è stato il turno dell’Alleanza Cooperative Pesca, che non ha avuto alcuna remora a denunciare come il nuovo regime sanzionatorio contro la pesca illegale, introdotto con l’approvazione del collegato agricolo, e operativo dallo scorso 25 agosto: “Sta creando molte difficoltà alle imprese di pesca”.
È utile ricordare al lettore che le nuove regole hanno introdotto sanzioni pecuniarie molto maggiori per tutte le infrazioni in materia di pesca, tanto per i ricreativi (multe fino a 50 mila euro) quanto per i professionisti, che invece possono arrivare a dover sborsare fino ad un massimo di 150 mila euro. In buona sostanza Alleanza Coop lamenta il fatto che i verbali siano diventati quello che in realtà dovrebbero essere, ossia un deterrente per le attività illecite, e infatti parla (senza vergogna!) di “norme calate dall’alto che paralizzano l’attività.” Gli stessi professionisti che invocano l’intransigenza più totale nei confronti dei pescatori dilettanti, vorrebbero poi godere di un trattamento di favore, che declassi le multe ad una semplice voce di costo dell’attività, pretendendo perfino che siano economicamente sostenibili.
In pratica si ammette candidamente che la filiera professionale non può fare a meno di infrangere le regole, anzi, lo ha sempre fatto perchè al netto dell’entità delle sanzioni e della frequenza dei controlli, è sempre stato un gioco che è valso la candela; almeno fino a quando la politica non ha stravolto non ha stravolto la situazione. Crolla quindi miseramente il teorema, tanto caro ai professionisti, secondo cui il comparto sportivo/ricreativo sia una zona d’ombra regno incontrastato di ogni sorta di pratica illecita. Con le dichiarazioni di Alleanza Coop possiamo invece considerare definitivamente dimostrato l’assunto opposto, e cioè che è casomai chi vive di pesca, e ha bisogno di fare bottino sempre e comunque, a farsi spesso ben pochi scrupoli. (La foto in calce ritrae il sequestro di parte dei 1000 esemplari di tonno rosso, effettuato a Milazzo nel 2015, e che l’armatore del peschereccio voleva far passare come “catture accidentali”).
Concludiamo, casomai qualche sindacalista delle imprese commerciali lo avesse dimenticato che:
- Il Mare ed i suoi pesci sono del Popolo italiano, che rinuncia ad una parte dei propri diritti di sfruttamento per cederli generosamente ai pescatori professionisti, al fine di consentire loro di lucrare su un bene comune svolgendo la funzione di servire il pesce sulle tavole degli italiani e sostenere le proprie famiglie.
- Di questo dono la pesca professionale ha fatto pessimo uso. Si è comportata come l’invitato a cena che al momento del dessert tira fuori la pistola, rapina gli ospiti e fugge con l’argenteria e i preziosi di casa dopo aver danneggiato a spregio gli oggetti di valore che non può portarsi via. La pesca professionale ha distrutto il Mare con ogni mezzo, legale e illegale, e noi ricreativi che lo frequentiamo spesso, ne siamo continui testimoni!
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