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Pinetti nel Lago di Como, una collaborazione nel segno dell’ecologia

| 19 Novembre 2006 | 0 Comments

Una strana foresta nelle profondità del lago

Maggio 2006: ormai da un paio di mesi le acque del lago di Como si stanno scaldando. L’avanzare della stagione si fa sentire: le nevi sulle cime dei monti si stanno riducendo sotto l’azione implacabile di un sole sempre più caldo, e cedono la propria acqua al terreno non più gelato. Con l’acqua di neve ormai agli sgoccioli, i tanti torrenti che si gettano nel lago hanno ormai acque cristalline e tiepide.

Nel grande lago prealpino gli strati superficiali hanno iniziato ad acquisire calore. La temperatura notturna non più rigida, la scomparsa dei gelidi e secchi venti invernali e le tante ore di insolazione si stanno facendo sentire.
Le acque che fino a due mesi prima erano limpide ma fredde, con temperature di pochi gradi sopra lo zero ora si stanno rapidamente avvicinando ai venti gradi e progressivamente cambiano colore. Il verde sta diventando il colore dominante: sono verdi le microalghe di superficie e verde è il riflesso dei fitti boschi che cingono il lago. Anche sott’acqua tutto è ora divenuto verde, dal fondo alghe di ogni genere stanno crescendo rigogliose, alimentate dalla ricchezza di sali e delle sostanze nutritive dei depositi limosi presenti lungo le sponde.

Una tinca tra la vegetazione

Dalle profondità a contatto della roccia in cui si erano riparati durante l’inverno, ora arrivano grandi banchi di pesci di tutte le razze, attratti in superficie dalla maggior disponibilità di cibo e dalle acque calde che, incrementandone il metabolismo, permette loro la crescita e lo sviluppo. Da alcune settimane le anguille hanno occupato buchi e spacche nelle pareti rocciose, spesso si sono portate fin sotto i grossi massi delle sponde. Le tinche hanno iniziato a nutrirsi tra le alghe o tra i sassi, setacciando ogni dove alla ricerca di piccoli invertebrati dall’elevato apporto proteico.
Branchi di persici di tutte le taglie sono alla ricerca di alghe lunghe e solide su cui depositare le proprie uova.

Ma per i persici la natura talvolta provvede a fornire delle nursery speciali, sotto forma di rami o alberi caduti accidentalmente nel lago.
I persici non sono gli unici pesci che amano il legno per la deposizione delle uova: il legno in acqua ha il pregio di coprirsi rapidamente di piccole alghe che lo rendono vellutato e quindi morbido; nello stesso tempo il legno è un sostegno rigido, che resta staccato dal fondo.
Nei laghi le acque sono ossigenate ma non ci sono correnti intense, e il moto ondoso è limitato a non più di 3 o 4 metri dalla superficie, non potendoci essere onda lunga. Il poco movimento delle acque porta il limo a depositarsi ovunque, e il limo soffoca, non permette un’adeguata distribuzione dell’ossigeno. Se un pesce deve depositare le uova ha necessità di trovare fondali dove il limo non si possa depositare, al fine di garantire ossigenazione e quindi sopravvivenza alle uova stesse.

Capovolta

L’evoluzione ha insegnato ai pesci che in un lago i posti più sicuri per le uova sono proprio i rami degli alberi caduti accidentalmente in acqua, purchè posizionati nei giusti strati d’acqua per temperatura.
Poi i laghi hanno dei posti magici, dove conformazione dei fondali, esposizione ai venti e quindi flusso delle correnti garantiscono condizioni ottimali.
L’uomo nel tempo ha imparato a conoscere questi luoghi e ormai da innumerevoli anni ha imparato a proteggere e tutelare queste autentiche ricchezze naturali.
Nei laghi subalpini lombardi il pescatore è anche acqua-cultore, lo è diventato ormai da tantissimi anni. Esistono concessioni di pesca che risalgono all’epoca feudale, e per generazioni il pescatore lacustre ha pescato ma anche salvaguardato le propria risorsa ittica.
Già mille anni fa e forse ancora prima si gettavano nei laghi i rami degli alberi, al fine di favorire la riproduzione dei pesci. I rami si legano a formare delle fascine, li si lascia immersi in acqua per delle settimane per appesantirli, poi, sul finire dell’inverno, si affondano nei siti giusti, magari aiutandosi con dei pesi. I legni migliori sono il faggio e il castagno, ma bene o male qualsiasi vegetale purchè rigido va bene.
I punti in cui vengono posate le fascine si chiamano ‘legnaie’.

Giovanni Peditto del Nord Padania Sub Varedo con guardiapesca

Le legnaie sono notoriamente i posti più ricchi di pesce in assoluto sui laghi, ogni specie a turno vi si riproduce, vi si nutre o vi si nasconde. E le legnaie indubbiamente contribuiscono ad arricchire di vita tutto il lago, se vengono posate e rinnovate con continuità tutte le specie ittiche traggono benefici, incrementandosi in numero e taglia.
Le legnaie sono habitat artificiali realizzati con materiali naturali ed estremamente produttivi.

Da circa 60 anni i pescatori sportivi si sono associati in una grande Federazione, la F.I.P.S.A.S..
Fipsas ha progressivamente rilevato i diritti di pesca di origine feudale, aprendo ai pescatori sportivi la quasi totalità delle acque dei laghi, e sostituendosi progressivamente nell’opera di posa delle legnaie ai pescatori professionisti.
La posa delle legnaie è parte obbligatoria e vincolante degli accordi con la Provincia (autentica proprietaria demaniale delle acque) su gestione e concessione acque, accordi cui i pescasportivi devono dare esecuzione.

Lavori di legatura sul fondo

Sul Lago di Como, Fipsas Lecco è particolarmente efficiente in queste opere di manutenzione lacustre, investendo risorse di tempo e denaro nella posa delle legnaie ed anche nella ricostituzione di letti di frega in ghiaia.
La posa delle legnaie con l’uso delle fascine non sempre ha successo: se effettuata dalle barche si può con facilità sbagliare la quota di posa, viste le forti pendenze delle sponde del lago. Le fascine raggiungono il massimo della propria efficacia se posate tra i 6 e i 10 metri di profondità, più in superficie o più a fondo non favoriscono la riproduzione dei pesci per motivi legati alla temperatura e all’ossigenzaione dell’acqua.
Negli ultimi anni i pescasportivi di Fipsas Lecco si sono fatti aiutare nella posa delle fascine dagli operatori subacquei con bombole della Protezione Civile. E’ un lavoro difficile, non per le profondità ma per il freddo, svolgendosi normalmente a febbraio marzo, con temperature dell’acqua di 5/7 °C. Occorrono molte ore di immersione continua, in cui i sommozzatori si sono distinti lavorando nel freddo, avvicendandosi in turni per garantire l’efficacia dell’operazione.

Scorcio subacqueo

Ma dal 2005 sulle rive del Lago di Como sono attivi anche i pescatori in apnea.
Un gruppo di pescatori in apnea particolarmente lungimiranti ha contattato Fipsas Lecco e, offrendo la propria disponibilità, ha permesso di semplificare le operazioni, abbattendone costi e tempi.
I pescatori in apnea risultano rapidi nel prelevare le fascine dalla superfice, accompagnarle sul fondo e fissarle con precisione agli appigli predisposti.
Da 2 anni è in sperimentazione sul Lago di Como il metodo di posa chiamato ‘svizzero’.
Al posto delle tradizionali fascine in castagno si utilizzano i ‘pinetti’, riciclando abeti e larici degli arredi urbani Natalizi, altrimenti destinati alla discarica.
Sul fondale viene posata con dei pesi alla profondità giusta di circa 10 metri una lunga catena in acciaio, fermata con dei pesi di cemento. Poi dalle barche vengono posati in acqua dai volontari Fipsas e dai guardapesca i pinetti (che proprio piccoli non sono, essendo alti anche 5 metri e con diametro di 3 metri), che con l’aiuto di contrappesi per renderli neutri alla galleggiabilità, vengono accompagnati sul fondo, posizionati e legati. Per tenere in piedi i pinetti si sfrutta la galleggiabilità di una tanica piena d’aria, fissata nella parte alta della pianta.
Tutte le operazioni vengono svolte in apnea, con un susseguirsi di tuffi nell’acqua gelida fino a oltre 10 metri.

Maurizio Sparacino del Nord Padania Sub Varedo, attivista di molte manifestazioni per la tutela della pesca in apnea

E’ un lavoro duro ed estenuante, in cui si sono distinti i pescatori in apnea dei Circoli di Milano, in particolare del Nord Padania Sub Varedo (Mi).
Maurizio Sparacino, Giovanni Peditto, Luca Orlotti hanno speso delle giornate altrimenti dedicate alla pesca invernale in mare per effettuare questi lavori di pubblica utilità, apprezzati dagli altri pescasportivi e dalla Provincia.
Sono giornate spese bene anche per tutta la categoria: i pescatori in apnea che erano stati praticamente esclusi per pregiudizio dalle acque del Lago di Como, vedendosi negata la possibilità di pescare per disposizioni regolamentari, sono ora divenuti popolari presso la parte più attiva di coloro che gestiscono -peraltro ottimamente- le acque lacustri.
La situazione attuale sul Lago di Como: ai pescatori in apnea sono concesse per la pesca in apnea 3 tratti di lago di grande interesse sulla sponda della Provincia di Lecco e 6 tratti sulla sponda della Provincia di Como. Considerando il numero limitato dei pescatori in apnea questi tratti sono sufficienti per soddisfare ogni esigenza, ma la vera soddisfazione è il poter collaborare attivamente con la Società Civile e vedersi rispettati come appassionati e pescatori.

Category: Acqua dolce, Articoli, Pesca in Apnea

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