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Intervista a Riccardo Molteni: San Teodoro 1988, un Assoluto perfetto! (2a parte)

| 21 Settembre 2015 | 0 Comments

La mattina della gara il cielo è terso e il sole fa capolino. Il mare è calmo e sulla banchina si respira un’aria di rilassatezza generale. Il clima goliardico stempera le tensioni che, comunque, sono sempre palpabili in questi appuntamenti. All’appello manca solo Nicola Riolo che poi scopriremo essere in ritardo ed iniziare la prima giornata circa mezz’ora dopo rispetto a tutti gli altri. Nel frattempo, prima di dirigerci a centro campo gara, preparo con cura l’attrezzattura controllando sopratutto il mio Supersten ed il Medisten che, credo, saranno i due fucili che userò di più. Arrivati nella zona dove verrà dato il via ho le idee chiare: mi dirigerò all’estremo sud del campo gara dove ho marcato la bella cernia sul costone di roccia, che mi sembra un pesce sicuro.

m88-2-1aAl via mi dirigo a tutto gas verso il punto marcato. Il mare calmo allieta la navigazione e mi consente di raggiungere il posto anche abbastanza velocemente. Prendo le mire a terra, le faccio collimare e scendo con Medisten ed arpione dritto sulla tana. Arrivato sul fondo mi dirigo verso lo spacco e mi affaccio: non vedo nulla. Allora accendo la torcia e, dopo una breve ispezione, noto il pesce sulla mia sinistra che mi dà il muso. Spengo la torcia ed allineo il fucile nella sua direzione. Noto i labbroni che arretrano lentamente. Miro e sparo. Un sussulto, poi più nulla. Afferro la sagola e tiro verso di me. L’ho fulminata. L’asta s’è conficcata proprio in mezzo agli occhi e, sbiancata, esce come uno straccio. Torno in superficie con il pesce e lo passo al mio secondo. Veramente un bell’inizio. Rimango in questo punto per almeno mezz’ora. Ho due piccole zone sulle quali potrei trovare qualche pesce razzolando. Sostituisco l’arpione con la fiocina ed inizio a martellare il fondo. Catturo subito un bel tordo ai confini tra roccia e sabbia ed uno scorfano sotto una piccola pietra. Poco più avanti in un taglio alla base di una bella roccia vedo un occhio che mi osserva: illumino e vedo un bel grongo in fondo allo spacco. Allungo il braccio e gli pianto la mustad sopra gli occhi. Tiro ma il pesce non esce. Allora risalgo e mi faccio passare un secondo fucile. Scendo e nella tana non c’è visibilità, il pesce dibattendosi ha alzato molta sospensione. Ancora 10 minuti e poi riesco a sparare il secondo colpo, risolutore, e ad estrarlo. Ho sfruttato bene la zona e ritengo che è giunta l’ora di andare sulla lastra ricca di saraghi trovata fuori Ottiolu, quindi risalgo sul gommone e torniamo verso nord. Durante il tragitto, che non è breve, penso che potrei catturare almeno una decina di saraghi se faccio le cose a modo. Ce ne sono molti ma la pietra è ricca di aperture e dopo le prime fucilate potrebbero scappare.

Siamo sullo spot e, grazie a mire molto precise, al primo tuffo sono sulla pietra. Potrei già sparare un bel pesce ma preferisco organizzare bene la tattica di pesca. Conto diverse vie di fuga per i pesci e quindi decido di alternare uno sparo ad un’ispezione da diversi buchi. Inoltre voglio sparare solo a colpo sicuro.

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Metto il Medisten in minima e, alla seconda discesa, da uno spacco laterale fulmino un bello sparide che viene a vedermi curioso. I pesci si spostano dall’altra parte ma non sono spaventati. Alla seconda discesa di controllo, mentre sto planando sulla pietra, vedo un marvizzo che mi osserva sollevandosi dalla posidonia: il colpo parte immediato e preciso mettendo a paiolo il labride. Continuo con la strategia di pesca “tocca e fuga”, “un buco poi l’altro” ed in breve altri 4 grossi saraghi finiscono nel cavetto. Ora i pesci sono molto nervosi e, ad ogni risalita, ne vedo qualcuno fuggire nell’alga. Nuovo tuffo e, mentre controllo quale sparare, con la coda dell’occhio ne scorgo uno che sfiora il chilo che sta per uscire alla chetichella dallo spacco. Mi tiro appena fuori aggiro lo scoglio e lo colpisco da dietro mentre sta per sparire nelle alghe. Ottimo, sono carichissimo. Ne prenderò ancora uno nella tana e poi decido di cercarli intorno, tra pietre e posidonia. Ne scovo altri tre che catturo, più una bella murena che, probabilmente attratta dal sangue, esce dalla sua tana. Rimonto sul gommone, a circa tre quarti di gara ho una bella cernia over 10 kg più una dozzina tra pesci bianchi e pesci a coefficiente. Sono molto soddisfatto e con il mio secondo “battiamo” un cinque. Sciolto, carico e molto motivato dico al mio barcaiolo che è l’ora di andare sulla cernia nell’abisso!

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Category: Interviste, Pesca in Apnea

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