Acque Interne: Pres. Matteoli sia Coerente, Ora Chiuda anche a Canna e C&R!
Presidente Matteoli,
la recente decisione di cessare definitivamente tutte le attività agonistiche legate alla pesca in apnea in acque interne – senza alcuna possibilità per i diretti interessati di esporre le proprie opinioni durante il Consiglio Federale – ha sollevato un vero e proprio vespaio di polemiche. Tuttavia non sorprende chi, come noi, sa bene che la pesca subacquea non le è mai andata a genio, probabilmente perché incompatibile con le posizioni politiche che ha ritenuto di adottare nel corso degli ultimi anni. Da politico navigato si è sempre comportato come una sorta di Giano bifronte, con una parola pubblica e un’altra, opposta, in privato.
Le Dichiarazioni del 2010 a Il Giornale
In passato il suo contrasto interiore si è manifestato con diverse improvvide dichiarazioni, una su tutte l’intervista a Il Giornale che le fruttò un irriverente (lo riconosciamo) cartellino giallo, che la fece letteralmente infuriare.
Finché si parlava di giornalisti ha potuto mettere una pezza con il solito claim delle dichiarazioni strumentalizzate, fraintese, del “taglio e cucito” ad arte della testata. “Investendo” qualche migliaio di euro, pagati dai tesserati, per acquistare un pagina di giornale su cui fare sostanziale retromarcia, aveva salvato la faccia. Ma stavolta è diverso: c’è un atto ufficiale che suona tanto, inutile sottolinearglielo, come una vera e propria dichiarazione di guerra e non solo, come vedremo, nei confronti dei pescatori subacquei.
Il Luccio, 2 Pesi e 2 Misure
Per prima cosa vorremmo soffermarci sul presunto “gravissimo danno d’immagine” causato alla federazione dall’ostentazione del pescato collettivo del Campionato Italiano in Acque Interne di Pesca in Apnea 2018. Pescato, occorre ribadirlo, realizzato da 20 atleti e consistente in 73 prede valide (3,65 pesci ad agonista) fra cui alcuni lucci, proprio questi ultimi pietra dello scandalo.
Non è la prima volta che i lucci provocano l’orticaria ai facinorosi del Catch & Release. Le rinfreschiamo la memoria: correva l’anno 2004 e quella volta la sommossa fu innescata dal sito PescareOnLine e dal suo editore Gionata Paolicchi. All’epoca Lei si era detto perplesso riguardo la possibilità di prelievo proprio del luccio, chissà poi perché questa perplessità riguardava solo la pesca in apnea e non le tecniche di superficie. Da allora cosa è cambiato?
Beh ad esempio è cambiato che la pesca in apnea si è autoimposta lo stesso limite di prelievo (2 esemplari al giorno pro capite) che stabilisce il regolamento Provinciale per la Pesca sul Lago di Garda.
Questa sensibilità non è stata dimostrata dai cannisti che, ad esempio organizzano da 18 anni competizioni come “Il Luccio d’Oro”, trofei nei quali il limite di prelievo viene derogato (come previsto dalla normativa) con il risultato che le stese di lucci sono ben più corpose di quelle che si sono viste al campionato di pescasub.
Pur non trattandosi di competizioni federali ufficiali è facile notare come vengano organizzate da società affiliate alla FIPSAS, vi partecipino anche agonisti federali e vi si aggirino soggetti che hanno tutta l’aria di essere giudici federali. A questo si aggiunge che, nonostante esista un divieto per gli agonisti a disputare gare fuori dal circuito federale (norma che nell’apnea e nella pesca in apnea ha fruttato numerose squalifiche negli anni passati) non risulta nessun deferimento di massa nei confronti dei partecipanti, né risultano diffide nei confronti delle società organizzatrici. Situazione incomprensibile, posto che la nostra associazione, diversi anni fa, è stata deferita alla procura federale perché un suo tesserato, senza dire niente a nessuno, prese parte ad una competizione organizzata da Apnea Academy.
Ce n’è più che abbastanza per poter affermare che su queste gare la FIPSAS fa il gioco delle tre scimmiette, ma questa si chiama connivenza. Su questo che ci dice? Le foto di quella mattanza sotto l’occhio vigile di un dirigente federale (oppure il cappellino è un caso?) non smuovono le coscienze? Non provocano nessun “gravissimo danno d’immagine” ??
Il “meraviglioso” mondo della pesca alla Trota
Domanda retorica. Ma sa qual è la disciplina agonistica federale delle acque interne che annovera il maggior numero di agonisti? La pesca alla trota, declinata nelle sue specialità “trota di fiume”, “trota laghetto” e “trota mosca”. Qui non parliamo di catch & release, ma di annoccatura continua e reiterata, confermata dagli squallidi sacchi trasparenti con i quali si effettua la pesatura dei pesci (morti) a fine gara. Neppure queste immagini smuovono nulla? Ancora nessun “gravissimo danno d’immagine” ??
Lei obietterà che per permettere questo prelievo le trote vengono appositamente immesse con ripopolamenti mirati, vero, ma questo cosa comporta? Anzitutto che vengono trattenuti tutti i pesci, sia quelli “seminati” che quelli selvatici, e questo accade soprattutto nei corsi d’acqua montani; e quand’anche si praticasse il C&R (ripetiamo, impossibile in gara) l’ottimistica percentuale del 20% di decessi su una specie così in sofferenza come la trota selvatica autoctona non dovrebbe essere considerata accettabile.
L’immissione di trote di allevamento provoca poi l’ibridazione che minaccia di far scomparire del tutto i ceppi autoctoni, che devono inoltre combattere con le parassitosi e le virosi puntualmente portate dal pesce “seminato”. Pensi un po’, non più tardi di qualche giorno fa, sulla Rai, un servizio giornalistico raccontava l’opera di una associazione che preleva le trote ibridate proprio allo scopo di evitare gli incroci. Per chi volesse vederlo, ecco il link, dal minuto 6’30” al minuto 11’05”.
È curioso che “l’impegno federale dedicato alla salvaguardia delle acque di torrenti, fiumi e laghi e della fauna ittica che li popola” passi per l’introduzione di ceppi alloctoni che, incrociandosi con quelli autoctoni, porta alla contaminazione ed estinzione della specie. Squilibrio oltretutto indotto per semplice esigenza “sportiva” e che poi sono altri a tentare di risolvere. E poi siamo onesti, le gare di pesca alla trota, pesce allevato o meno, sono una vera macelleria, praticata oltretutto in quelle che sono classificate come acque da salmonidi a maggior tutela, e si capisce perchè il settore si guardi bene dal mostrare certi scempi. Eh già perchè qui il problema non è chi prende cosa, ma se lo si fa vedere; quindi pescare va bene, ma guai a mostrare le prede, la fiera dell’ipocrisia insomma!!!
Catch & Release e Codice Penale
Veniamo ora al catch & release, di cui lei è sempre stato un malcelato sostenitore. La tanto decantata etica di prelievo e rilascio frana miseramente al cospetto di quell’art. 544-ter del Codice Penale che rappresenta un ossimoro non di poco conto. Sulle sofferenze del verme usato come esca la magistratura si è già pronunciata, ma nessuno sa cosa succederebbe se un domani si prendessero in esame le sofferenze inflitte al pesce rilasciato sistematicamente…chissà, magari è arrivato il momento di scoprirlo. Qualcuno potrà dire che sarebbe un’arma a doppio taglio, ma in fondo che cos’altro c’è da perdere? La logica reazione che Lei ha innescato con questo provvedimento non può che essere all’insegna del “muoia Sansone con tutti i Filistei”.
E le Taglie Minime di Legge?
Aggiungiamo un altro profilo di rilevanza, non più penale, ma solo amministrativa, ed è il rispetto delle taglie minime previste dalla legge; limiti di rispetto ai quali NON è prevista alcuna deroga neanche per le catture effettuate in una competizione. Il web è spesso impietoso e non ci ha messo molto a scovare il video dell’VIII° Campionato Europeo di Canna da Riva.
Uno spettacolo che definire indecoroso è fare un complimento, una competizione sportiva che si basa sul prelievo di minutaglia, quando non di veri e propri avannotti di dimensioni illecite, che potranno giusto finire in pasto ai gabbiani al termine della pesatura. Anche qui nessun gravissimo danno d’immagine vero? Una federazione con lo status di “Ente di protezione ambientale” che autorizza il prelievo di pesce sotto taglia?? E sa quanti video come questo – relativi a diverse discipline federali – ci sono in circolazione???
La Subacquea Conterà anche Quanto una Mosca ma…
Quanto all’arroganza con cui in Consiglio Fderale (la proposta di chiudere con la pia in acque interne è passata con l’astensione di Carlo Allegrini e Laura Giacomini, presidente e vice presidente del settore AS-NP) ha tenuto a sottolineare che questo settore in FIPSAS conta quanto una mosca, vale la pena ricordarle che “la mosca” rimane l’unica possibilità di vedere una disciplina FIPSAS accettata a livello olimpico, oltre che l’unica ragione per cui FIPSAS può ancora stare dentro il CONI. Potremmo anche ricordarle che nemmeno l’ex settore Acque Interne, ossia lo zoccolo duro che da 20 anni le permette di essere il padre padrone di questa federazione, è maggioritario, sebbene da sempre politicamente egemone.
Giù la Maschera!
Già nel 2014, all’epoca del suo tentato colpo di mano sullo statuto federale (solo parzialmente riuscito), era chiaro a tutti che il catch & release sarebbe progressivamente diventata l’unica forma incentivabile e promovibile di pesca sportiva. Solo ora, a 4 anni di distanza, Lei ha iniziato a esporsi, ma senza tuttavia avere il coraggio di gettare definitivamente la maschera. Forse è arrivato il momento di farlo, di rendere chiaro a tutti che il trattenimento del pescato, a suo giudizio, rappresenta un qualcosa di anacronistico e deprecabile, e che pertanto non ha diritto di cittadinanza nella FIPSAS. Certo, rimane da chiedersi come possa un presidente con simili convinzioni ergersi a rappresentante di un movimento in cui il trattenimento e il consumo del pescato sono alla base della sua genesi. E d’altronde, quando Lei è andato in Commissione Agricoltura non ha certo parlato a nome degli agonisti, ma dei 2 milioni di praticanti di cui i patiti del C&R sono molto molto pochi…
Che Nostalgia…
Vede presidente, lei questa volta non si è affatto dimostrato il presidente di tutti, piuttosto è apparso il condottiero di una minoranza chiassosa, talebana, per gran parte neppure federale, che non ha alcuna volontà di convivenza all’interno della federazione, ma solo il desiderio di imporre il proprio credo urbi et orbi. Non possiamo non rimpiangere il presidente Colucci, per visione del futuro, capacità organizzativa e di mediazione. E del quale vogliamo ricordarle le parole pronunciate poco dopo la sua elezione, di fronte ad un pubblico di agonisti di pesca in apnea in occasione del Campionato Assoluto di Capo Rizzuto del 1978: “Voi non siete il numero x di subacquei all’interno di una federazione che ha un numero y di cannisti, ma voi e i cannisti siete seicentotrentamila persone: è questo, per me, che conta, per me e per gli altri.” Di Colucci Lei è solo una controfigura divisiva e rancorosa, un Caronte che sta traghettando la federazione e i pescatori verso il baratro.
E non venga a raccontarci che un po’ di commenti su Facebook l’hanno tratta in inganno sulla dimensione della contestazione, lei può essere tutto fuorché un ingenuo. Se le improvvide dichiarazioni del 2010, che oggi suonano tutto fuorché strumentalizzate, erano da cartellino giallo, stavolta l’atto di chiusura alla pia in acque interne è da ROSSO DIRETTO.
Inutile girarci intorno, lei e la sua corte non ci rappresentate più, né potete dire di rappresentare la stragrande maggioranza di pescatori che – agonisti o no, di acque marittime o dolci che siano – esercitano e rivendicano il loro sacrosanto diritto a prelevare e consumare il pescato.
La FIPSAS ormai NON è più la casa di tutti i pescatori, gli appassionati di immersioni, i pinnatisti e gli apneisti, ma si sta trasformando in una federazione votata esclusivamente alla tutela della pesca in acque interne, il che, in un paese con uno sviluppo costiero di quasi 7500 km, appare una totale assurdità, che la costante emorragia di tesserati che ha portato dai 700.000 tesserati del 1970 agli scarsi 200.000 attuali sta a dimostrare.
Sappiamo già quali saranno le reazioni a questo durissimo editoriale ma non ce ne preoccupiamo. AM fa comodo in ambiente federale quando può dire quello che i suoi dirigenti pensano a devono tenersi, come in occasione dell’audizione in commissione agricoltura. Poi alla prima critica si trasforma nel peggior nemico del sistema. A scanso di equivoci, lo avevamo detto 8 anni fa e lo ribadiamo oggi: la lealtà di tutto il team di Apnea Magazine è diretta alla FIPSAS solo se e in quanto la Federazione lavora per la tutela dei diritti dei pescatori in apnea (circoli, tesserati e non tesserati), veri destinatari finali del nostro impegno fuori e dentro la casa federale.
Se questo editoriale rispecchia la vostra opinione di tesserati inviatelo via posta elettronica direttamente alla casella mail segreteria@fipsas.it
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