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Diario da Rovigno

| 16 Marzo 2009 | 0 Comments

L’ottava edizione della Coppa Città di Rovigno ha visto quest’anno la partecipazione di numerose squadre straniere tra cui una in rappresentanza della Nazionale Italiana, composta da Leonardo Cagnolati, Roberto Praiola e Gaio Trambusti e un’altra, schierata dal Team Omer, di cui facevano parte Fabio Antonini, Renato Sperandio e Stefano Claut, al suo esordio con la casacca dell’azienda brianzola.

Proprio al giovane atleta triestino abbiamo chiesto di raccontarci questa sua esperienza.

Il momento della pesatura per la squadra Omer (Foto V. Prokic)

Quando Marco Bardi mi ha chiamato per confermare che una squadra del Team Omer avrebbe partecipato alla Coppa Città di Rovigno e che ne avrei fatto parte insieme ad Antonini e Sperandio, ho accolto la notizia con grande entusiasmo.

La possibilità di partecipare, appena entrato nel Team, ad una competizione internazionale che si svolge a pochi chilometri da casa mia, in un posto che conosco bene, anche se negli ultimi anni lo frequento di rado, mi danno la carica e gli stimoli giusti per dare il massimo alla ricerca di un risultato di prestigio.

Così mi sono messo a disposizione della squadra e, durante il periodo consentito per la preparazione, ho fatto una prima perlustrazione malgrado i miei compagni non fossero ancora arrivati.
Trovo l’acqua bianca con tre metri di visibilità, con una corrente dovuta alla marea; mi concentro sui gronghi e ne marco sei su pietre isolate nel fango, trovo anche un gattuccio ‘ preda valida nelle gare croate – e un tordone su una lastra isolata.

Le zone di pesce bianco non vado nemmeno a vederle: a Rovigno infatti non esiste il pesce stanziale e da un giorno all’altro cambia completamente la situazione, sarebbe inutile segnare pesce con troppi giorni di anticipo rispetto alla data della competizione.

A fine giornata mi preoccupo di avvisare i miei compagni delle condizioni climatiche che potrebbero trovare; il giorno prima ha nevicato a Trieste e lo scorso anno, la mattina della gara, il termometro segnava ‘5; l’acqua si mantiene sui 9-10 gradi, relativamente calda visto il periodo.
Antonini non sembra particolarmente preoccupato e, al nostro arrivo a Rovigno tre giorni prima della gara, le condizioni meteo cambiano; il freddo polare e secco lascia spazio ad una perturbazione con scirocco moderato che ci accompagnerà fino alla gara rendendo almeno la temperatura esterna gradevole (12°).

L’ospitalità è superba: Roberto Cafolla, organizzatore dell’evento, si prodiga perché tutto vada per il meglio, siamo ospitati in un bel hotel sopra la marina del Porto di Rovigno; su sua richiesta mi sono portato dietro il mio gommone, vista la vicinanza da Trieste.
Ormeggiamo in marina dove troviamo a disposizione docce calde per indossare e togliere le mute, così sarà tutto meno traumatico.

 

Josip Urti mostra un dentice appena catturato (Foto V. Prokic)

LA PREPARAZIONE

I fondali di Rovigno sono costituiti prevalentemente da sabbia o fango, con zone anche estese di rocce appoggiate: pochissime fanno tana.
Sono poi presenti zone di frana con grandi massi appoggiati; anche in acqua bassa vi sono zone interessanti, posti molto battuti e di solito deserti, ma che con le condizioni giuste quando il pesce entra si possono popolare da un giorno all’altro.
Dai 18-19 metri in giù ci sono le cosiddette gruviere, una sorta di grotto, sicuramente meno bello e spaccato di quello laziale, ma che crea numerosi rifugi per pesce bianco e anche per qualche dentice, che in questo periodo si può prendere intanato.
Ci sono inoltre secche a largo, molto belle e più fonde, ma spesso sono battute da forti correnti e visto l’andamento delle maree previsto per il giorno della gara, con dislivello di più di un metro, decidiamo di lasciar perdere questa possibilità.
Spiego ai miei compagni che la batimetria migliore, dove concentrare le ricerche, va dai 15 ai 20 metr, ma sia Fabio che Renato sono un po’ arrugginiti, decidiamo quindi di iniziare la preparazione da quote più basse.

Visitiamo alcuni miei segnali di pesce che si rivelano deserti; in compenso le condizioni dell’acqua sono decenti: come immaginavo lo scirocco sta pulendo.
Nell’arco dei tre giorni successivi noteremo un incremento di visibilità costante, fino ad arrivare a ben venti metri di visibilità, cosa rara normalmente da queste parti.
Visitiamo anche su un ciglio di grotto dai venti metri in poi ma si vedono solo saragotti.

Fabio prende in mano la situazione, decide di cambiare tattica e di allestire un paperino; con l’acqua a 9° si incomincia a turno ad esplorare zone nuove, mentre il terzo nuota su una secca in acqua bassa. Lo stratagemma non dà grossi frutti: marchiamo solo quattro gronghi, di cui uno grande su un relitto di mia conoscenza e la giornata finisce senza grossi acuti.

Il giorno dopo Fabio prepara addirittura un doppio paperino!
Dietro mia insistenza, prima di incominciare, andiamo a dare un occhiata a due zone di pietre sparse dove secondo me è possibile marcare qualche bel serpente; constatiamo che l’acqua è ancora più limpida e Antonini trova subito una zona con due gronghi vicini e un gattuccio, passiamo su un altro segnale marcando ben quattro gronghi e anche qualche sarago intanato.

 

I greci Peristeris e Dertilis hanno catturato ben dieci orate (Foto V. Prokic)

Sembra che qualche pesce stia cominciando ad entrare ma, con questa tipologia di fondo e questa visibilità, niente più paperino, è meglio nuotare.
Purtroppo su un altro bel segnale trovo una rete, persa proprio attorno all’entrata della tana, e successivamente, grazie all’acqua chiara, individuo una piccola tettoia di grotto, a 23 metri, con una bella orata intanata, non male.

Insisto per continuare a controllare velocemente qualche mio segnale, ho la sensazione che il momento sia quello giusto e che stia entrando pesce: su una lastra che conosco trovo un bel tordo nero e più a terra, su una tana battutissima, in soli cinque metri c’è un saragone nero con i denti gialli.

A fine giornata, su un altro posto bello ma di solito poco frequentato, troviamo le orate: ne marchiamo ben dieci, con qualche pesce da due kili, un gattuccio e nelle vicinanze qualche bella corvina.
Girano anche saraghi ma tutti sottopeso, però in un taglio Fabio ne trova qualche esemplare più grosso assieme ad una corpulenta corvina.
Verso la fine, su una pietra di orate trovo anche una spigola da un kilo e mezzo, e la giornata si conclude con il morale decisamente alto.

Al rientro in hotel troviamo la squadra greca e la Nazionale italiana, formata da Cagnolati, Praiola e Trambusti, la serata passa piacevolmente tra racconti di pesca e di gare dove Fabio fa da mattatore con racconti mirabolanti.

 

Le squadre consegnano i carnieri sulla barca dell’organizzazione (Foto V. Prokic)

La mattina dopo decidiamo che, viste le previsioni di scirocco forte con mare mosso e il mio gommone da 4,5 metri, conviene cercare attorno alla zona delle orate, in modo da evitare spostamenti massacranti in gara e ore perse in navigazione piuttosto che in pesca.

Verifichiamo subito il posto delle orate, purtroppo ce ne sono solo due, cercando bene attorno però trovo un bel dentice da tre chili fermo sotto una pietra, il gattuccio non c’è più, come pure i saraghi belli e il corvone di Fabio; in compenso trovo un paio belle corvine nelle vicinanze; me lo immaginavo visto il perenne movimento dei pesci in queste zone e dell’orario diverso in cui li abbiamo trovati, speriamo solo che almeno il dentice resti per la gara.

Attorno ad un isola Renato e Fabio, nuotando da un mio segnale trovato deserto, scovano ben tre gronghi, di cui uno formato anaconda, e un bel tordo nero; su un’altra posizione in 13 metri d’acqua trovo due tordi neri sotto la stessa pietra, mentre Renato marca quattro saraghi sui 18 metri.
Più per scrupolo che per altro, vado a controllare una pietra in cinque metri sui cui non faccio una pescata da una vita, la trovo ovviamente deserta ma in gara le cose cambieranno’

 

La squadra di Rovigno 3 al rientro (Foto V. Prokic)

Intanto Fabio, in acqua bassa attorno ad un’altra isola, trova un corvone da oltre kilo e un bel saragone dentro una pietra in cinque metri; sembra proprio che il pesce stia entrando veramente, sarà una gara ricca di catture per tutti.

Alla sera sono in agitazione e come sempre indeciso su come impostare la gara; Fabio e Renato, al contrario, sono impassibili; mi stupisce poi la totale mancanza d’indecisione di Fabio, in cinque minuti formula la strategia di gara, stabilendo con precisione il tempo da impiegare su ogni posto e il tempo da lasciarci a fine gara per i gronghi, che il regolamento croato premia con un punteggio molto alto di 1500 punti: so già con certezza che le squadre di testa avranno un numero di gronghi e gattucci molto alto.

Vado a dormire pregando che una volta tanto le cose vadano per il verso giusto.

LA GARA

La mattina della gara, come da previsioni, il tempo è peggiorato: il mare è veramente grosso, ci sono onde addirittura nella baia del porto, fuori sarà veramente dura soprattutto con il mio piccolo gommone.
Dopo la colazione sono in fermento, il ritrovo è fissato alle 7:30 e noi siamo ancora seduti a bere il the, Fabio da vecchia volpe mi dice: ‘Aho con calma…’.

Ovviamente sono il primo ad indossare la muta e a preparare il gommone, con il risultato finale che tutti e tre aspetteremo quindici minuti, in mare al freddo, che l’organizzazione dia la partenza; mi toccano, giustamente, le prese in giro dei miei compagni di avventura per la precisione ‘austroungarica’.
Cominceremo io e Fabio, l’ attesa è snervante, Renato vedendomi teso mi dice ridendo che anche se sbaglio il dentice non c’è problema, ma io lo rincuoro sul fatto che, appena entrato in acqua, passerà tutto.

 

Un grosso mazzo di gronghi nel carniere di Gospic e compagni (Foto V. Prokic)

Finalmente la partenza: i gommoni e le barche sfrecciano in tutte le direzioni, anch’io ci do dentro mentre Fabio mi urla: ‘Rallenta che se no ci capottiamo’.
Con non poche difficoltà arriviamo a destinazione e ci buttiamo con altre due squadre attorno; il primo tuffo lo faccio sulla tana del dentice in venti metri: mi affaccio e per fortuna il pesce c’è, sparo con il 75 ma no mi fido di tirarlo subito fuori, in superficie mi faccio passare un 70 ad aria e alla seconda apnea lo doppio, portandolo in superficie, non c’è che dire un bell’inizio.

Il dentice però ha sporcato la tana e così ci spostiamo su altri segnali in zona; Fabio cattura due orate in tana e una corvina, io un’altra corvina e un denticiotto inaspettato, ci spostiamo su altra zona dove avevamo marcato qualche pesce ma purtroppo non ne troviamo.

Saltando sulle onde, ci spostiamo su un altro segnale; in acqua scendono Fabio e Renato sui gronghi, l’anaconda non c’è più ma riescono a catturare il tordo e due gronghi validi.
Ci spostiamo ancora e vado in acqua con Renato; mi dirigo sulla pietra dove avevo segnato due tordi, mi affaccio e con sorpresa mi trovo un bel saragone che inchiodo con il Tempest, nel frattempo Renato ne prende un altro sulle pietre più fonde.

Controllo bene la pietra e vedo i due tordi, riesco a catturarne uno ma, per cercare di prendere anche il secondo, devo aspettare che la sospensione sollevata dal pesce si depositi, così decido di guardare attorno prendendo un altro bel sarago; il fumo nella tana non è ancora calato così mi viene in mente quella pietra in cinque metri bruciata da anni e che ieri era vuota, perché non provarci? È vicina, magari è entrato qualche pesce anche là.

Appena ci arrivo sopra vedo qualche scodata di sparide sospetta, chiamo subito Renato e ci mettiamo sulle due entrate: riusciamo a prenderne sei di cui uno da chilo, nel frattempo Fabio incomincia a spazientirsi, ci resta poco tempo per i gronghi che tra l’altro sono molto lontani.
Ritorno sulla pietra del tordo rimasto, ma è sparito nel nulla, Fabio insiste e così ci spostiamo, qualche pesce nelle vicinanze ci sarebbe ancora ma la scelta di spostarci si rivelerà giusta e ci premierà a fine gara.

 

La squadra vincitrice solleva a fatica il ricco carniere (Foto V. Prokic)

In velocità Fabio controlla la tana della corvina nera, sparita, probabilmente presa già da qualche altro concorrente; altra corsa a controllare il tordo sulla lastrina che non c’è e il saragone in acqua bassa, anche lui sparito.

Andiamo sui gronghi, con un altro viaggio massacrante, ne prendo uno su una pietra mentre il relitto è deserto: sicuramente è stato già visitato; ci spostiamo sulla zona del gattuccio, anche qui un grongo è sparito, Fabio prende il grongo rimasto mentre io, in paio di tuffi, tiro fuori il gattuccio.

Il tempo sta per scadere, faccio ancora un tuffo su un grongo isolato che non trovo, poi io e Renato ci spostiamo sulla zona dei gronghi e saraghi; di quest’ultimi neanche l’ombra, due gronghi sono spariti ma uno bello grosso è rimasto: purtroppo è messo di coda.

Nel frattempo Renato visita due tane trovate in preparazione, anche lui trova un grongo messo malissimo ma ormai il tempo sta per scadere e dobbiamo provare, io sparo il mio di coda e incomincio con lungo tira e molla; Renato fa altrettanto.

Il mio è sui venti metri, alla profondità si aggiunge una corrente fastidiosa che rende il tutto ancora più difficile; tento prima di doppiarlo in coda per sicurezza, sparando dietro il filo che si perde nella sospensione della tana ma il serpente si porta dentro tutto il Tempest, riesco a recuperare un po’ e lego la sagola attorno ad uno sperone per evitare il ripetersi del problema.

 

La premiazione dei vincitori: Ozren Bozic, Branko Ikic e Josip Urti (Foto V. Prokic)

Provo a tirare un paio di volte e una delle aste mi resta in mano, da una buco superiore riesco a vedere un pezzo di corpo, provo a sparare da là, fiocinandolo un paio di volte per indebolirlo, anche perché da sopra è impossibile estrarlo.

Il tempo sta per finire, ho ancora un tuffo a disposizione, tento l’ultima carta: arrivo sul fondo e, puntellandomi, tiro con tutta la forza che ho, o la va o la spacca. Per fortuna la fiocina tiene e riesco nell’impresa, il pesce risulterà 8,8kg, contemporaneamente Renato nella stessa maniera riesce anche lui nell’intento.

Siamo contenti, abbiamo fatto una bella gara, senza errori e non abbiamo niente da recriminare.
All’arrivo in baia c’è molta curiosità per vedere cosa hanno fatto gli altri: la sua squadra di Gospic, attuale campione europeo in carica, ha un bel carniere simile al nostro, forse però riusciremo a stargli davanti, confido sul fatto di avere ben sette specie diverse catturate (9 saraghi, 2 orate, 2 tordi, 2 dentici, 2 corvine, 6 gronghi e un gattuccio).

La squadra di Ikic, Urti e Bozic invece mi preoccupa, non tanto per il pesce bianco simile al nostro ma per una sfilza di serpentoni e gattucci, ben quindici in totale; inoltre si vocifera di una pescatona di orate da parte della nazionale ellenica, anche i ragazzi del team Rovigno 3 (Carlin, Dodici, Visentin) hanno una quindicina tra gronghi e gattucci e un bel carniere di pesce tra cui un bel dentice di oltre due chili; insomma come sempre sarà la bilancia a dettar legge.
Sulla banchina del porto trovo, con mio grande piacere, mia moglie e una decina di amici di Trieste, sono venuti a seguire l’evento.

 

Il podio al completo (Foto V. Prokic)

La pesatura si svolge in una sala dell’hotel dove viene allestito un maxi schermo per seguire facilmente le operazioni di ogni pesata; inoltre sono presenti dei biologi con il compito di eseguire dei rilevamenti statistici sul pescato.

In una sala gremita di gente, a dimostrazione di una manifestazione veramente una bella, si parte dai carnieri più esigui fino ad arrivare a quelli più corposi; il regolamento prevede 1500 punti per gronghi e gattucci, 1000 punti per ogni specie catturata, 400 punti per ogni pesce valido più il peso in grammi.
Ci rendiamo conto che la Grecia, a parte dieci belle orate, ha solo qualche tordo e un paio di gronghi; viene pesato il carniere di Rovigno 3, poi tocca al nostro.

Sappiamo già, ad occhio, che un orata sarà scartata, mentre per il resto non ci dovrebbero essere problemi, invece arriva la sorpresa: purtroppo un grongo viene scartato per venti grammi; scopriamo inoltre che in Croazia, per l’attribuzione dei bonus di specie, vengono considerati tutti i vari tipi di sarago o di tordo.

Complice il grongo scartato e i bonus specie per i saraghi fasciati e maggiori della squadra di Gospic, Reinic e Uhac, ci ritroviamo terzi a soli trecento miseri punti da loro, restiamo un po’ con l’amaro in bocca ed io in particolare: è la seconda volta che arrivo terzo ad una manciata di punti da lui.

 

La tradizionale foto ricordo (Foto V. Prokic)

La vittoria va, ormai senza dubbio, alla squadra di Ikic, Urti e Bozic che, tra gli applausi generali, sollevano a stento il carniere e vincono questa ottava edizione della Coppa della città di Rovigno; al quarto posto si piazza Rovigno 3, i greci raggiungono una onorevole sesta posizione.
La Nazionale italiana termina al 14° posto, d’altronde, in una competizione da impostare quasi esclusivamente a segnale e con poco tempo di preparazione, non c’era grosso spazio per chi non conoscesse a menadito il campo gara.

Le prime tre squadre classificate ricevono, oltre alle medaglie, anche un premio in denaro, rispettivamente 450′ per i terzi, 800′ per i secondi e 1200′ per i primi.

La premiazione continua con la preda più grossa che risulta essere il mio dentice da 3,2kg, ricevo in premio un fucile in legno artigianale Granda prodotto da una ditta croata; Gospic si aggiudica invece una muta su misura, messa in palio da Idrasub di Trieste, per il grongo più grande: 8,9 kg, solo un etto in più del mio più grande.

Dopo le foto di rito la festa si sposta in un vicino ristorante dove l’organizzazione ha allestito una sala e offre agli ospiti una ricca cena; la serata trascorre piacevole tra racconti e una simpatica lotteria che mette in palio tra i partecipanti numerosi premi in attrezzature.

L’apprezzamento per gli sforzi di tutta l’organizzazione, coordinata da Roberto Cafolla, è unanime; grazie alla bellezza dei fondali di Rovigno e al periodo scelto, normalmente pescoso e con acqua limpida, questa gara internazionale si propone sicuramente come una classica del circuito croato al pari della Coppa delle città di Lussino, gara con più tradizione ma che forse sarebbe da rivedere in quanto ormai sempre più disertata dalle squadre straniere, sia per il periodo scelto, a ridosso di capodanno, che per i campi gara immensi e incerti fino all’ultimo, che non permettono di esprimersi a chi non conosce con precisione tutti i fondali dell’isola a priori, e che non consentono di impostare una preparazione adeguata.

Personalmente è stata una bellissima esperienza: pescare a fianco di campioni come Fabio e Renato sicuramente mi ha arricchito dal lato sportivo ma anche dal lato umano; appuntamento quindi per la prossima edizione che, viste le premesse, vedrà sicuramente una maggiore partecipazione, gli ingredienti ci sono tutti.

 

Classifica ufficiale

Posizione – Squadra – Atleti – Punteggio
1. – MEDULIN – Branko Ikic, Josip Urti, Ozren Bo’ic – 50.357
2. – NEREZINE-LOVRAN – Boris Reinic, Dani Uhac, Daniel Gospic – 36.025
3. – OMER TEAM ITALIA – Fabio Antonini, Stefano Claut, Renato Sperandio – 35.689
4. – ROVINJ 3 – Sven Carlin, Mario Dodici, Andrea Visintin – 34.872
5. – HVAR – Antonio Buratovic, Ivica Glavurtic, Ivica Knezovic – 32.753
6. – GRECIA – Manolis Peristeris, Lambro Dertilis – 30.608
7. – ROVINJ 1 – Aleksandar Raijc, Matja Medakovic, Danijel Karlovic – 27.507
8. – ZAGREB – Tibor Janci, Milan Budinski, Bruno Hoti – 18.823
9. – MALI LO’INJ 1 – Radoslav Jakupovic, Tomislav Orlic, Danijel Tojic – 18.354
10. – TRIBUNJ – Sjepko Kesic, Marco Musulin – 16.938
11. – SPLIT – Mislav Lozancic, Petar Prkic, Tonci Siri’cevic – 16.712
12. – ROVINJ 2 – Roberto Cafolla, Ramadan Cafolla, Alvaro Cafolla – 16.349
13. – PULA 3 – Hrelja Sini’a, Brkic Ivan, Tkalec Robert – 15.779
14. – ITALIA – Leonardo Cagnolati, Roberto Praiola, Gaio Trambusti – 15.692
15. – PULA 1 – ‘temberger Sanjin, Kordi’ Igor, Golja Alen – 15.308
16. – ROVINJ 4 – Matej Vlahovic, Diego Santin – 12.875
17. – PULA 2 – Dra’en Sep, Bencic Kristijan, Damjanac ‘eljko – 12.424
18. – NOVIGRAD – Marino Reinic, Valter Sinkovic, Mateo Popic – 11.000
19. – PIRAN – Moreno Matja’ic, Du’an Krajnik, – 8.500
20. – SLOVENIJA – Petar Valencic, Damir Komadina, Krijstian ‘umberac – 4.000
21. – LI’NJAN 1 – Robert Medancic, Marvin Zgaljardic, Eros Soric – 4.000

 

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Category: Agonismo, Articoli, Pesca in Apnea

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