Censimento pesca sportiva: dal primo maggio attestato obbligatorio
A partire da oggi – 1 maggio 2011- tutti coloro che intendono esercitare una qualsiasi forma di pesca sportiva in mare, dalla barca come da terra, di superficie come subacquea, dovranno essere in possesso del documento che attesta l’avvenuta comunicazione dei dati personali al Ministero delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali. In caso di controllo, chi sarà trovato sprovvisto del documento abilitativo non verrà sanzionato sul momento, ma dovrà comunque interrompere immediatamente l’attività di pesca, mettersi in regola ed esibire il documento nel termine di 10 giorni, pena una sanzione amministrativa di 1000 euro.
COME METTERSI IN REGOLA
Per non avere problemi, è sufficiente effettuare la comunicazione al Ministero ed ottenere così l’attestato di avvenuta comunicazione, che dovrà essere esibito insieme ad un documento di riconoscimento in caso di controllo. La comunicazione deve essere effettuata da “chiunque” intenda praticare la pesca dilettantistica (sportiva o amatoriale) in mare: dato che il Decreto non offre alcuna indicazione aggiuntiva, si deve ritenere che non sia stato previsto un limite minimo di età, e che quindi la comunicazione debba essere effettuata anche per il più piccoli…
Esistono tre modi per effettuare la comunicazione:
1) Attraverso il sito del Ministero;
2) Presso il locale ufficio delle Capitanerie di Porto;
3) Presso la sede di una delle associazioni nazionali della pesca sportiva (FIPSAS, ARCI PESCA, ENALPESCA, BIG GAME ITALIA, PER IL MARE).
Oltre ai dati anagrafici il censimento prevede la raccolta di una serie di informazioni statistiche che non influiscono minimamente sulla validità dell’attestato: anche se vi verrà chiesto quale tecnica utilizzate, in quale regione esercitate l’attività eccetera, deve essere chiaro che il permesso è uno solo e vale in tutta Italia e per qualsiasi tipo di pesca a prescindere da cosa avete dichiarato nella comunicazione. Se anche non aveste indicato che praticate pesca in apnea, ad esempio, sarete sempre liberi di praticarla con il permesso ottenuto.
I pescatori in apnea che non dispongono di un mezzo nautico dovranno elaborare un sistema per portare con sé l’attestato dell’avvenuta comunicazione ed un documento di identità. Le soluzioni possibili sono varie: una volta plastificata una copia dell’attestato – vi suggeriamo di conservare l’originale a casa, visto che deve durare tre anni – potrete riporla in una sacca portadocumenti stagna, in una vecchia torcia o incollarla sulla boa/plancetta. In caso di controllo, chi non ha con sé il documento avrà comunque 10 giorni di tempo per esibirlo, al pari di chi non lo ha ancora ottenuto.
LICENZA DI PESCA IN MARE?
Trascorsi i 90 giorni dalla pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale, il Decreto Ministeriale del 6 dicembre 2010 entra in vigore, introducendo anche nel nostro paese un documento abilitativo per l’esercizio della pesca non professionale in mare, da sempre totalmente libero. Si tratta, evidentemente, di una svolta epocale, perché sebbene il documento in questione non possa essere definito come una licenza di pesca in mare – si tratta, semmai, di un documento che attesta l’adempimento dell’obbligo di comunicare al Ministero i dati di cui ha bisogno per censire il popolo dei pescasportivi marittimi – è chiaro a tutti che l’epoca del “mare libero” è definitivamente finita. E’ facile intuire che questo documento, di validità triennale, finirà quasi certamente per trasformarsi in licenza vera e propria, con tanto di balzello. Sia chiaro: secondo il mio personale punto di vista, non saranno i 10 o 20 o 35 euro l’anno a impedire alle persone di continuare a pescare, specialmente i pescatori in apnea, abituati a spendere cifre sostanziose per le attrezzature e l’eventuale mezzo nautico. Del resto, se da sempre si paga per poter pescare pesce di qualità non eccelsa nelle acque interne, non ci sarebbe ragione di fare rivoluzioni nel momento in cui ci si trovasse a dover pagare qualche euro per poter pescare in santa pace dentici, spigole, orate, cernie ed altre prelibatezze. Il problema, semmai, sta nel fatto che i pescatori sportivi e amatoriali, specie quelli in apnea, attendono da lungo tempo una revisione delle norme che disciplinano la loro attività, oggi decrepite, poco armonizzate e decisamente confuse: se a fronte dell’attenzione ministeriale per il censimento/permesso questa cornice normativa inadeguata restasse al suo posto, avrebbero davvero poco di cui rallegrarsi.
C’è poi da dire che questa irripetibile occasione di contatto tra le istituzoni e gli appassionati poteva e doveva essere sfruttata meglio, perché tanto il meccanismo di adempimento dell’obbligo di comunicazione quanto il modulo utilizzato per la raccolta dei dati non sono in grado, a nostro avviso, di assicurare la raccolta di dati completi e attendibili.
Pur apprezzando l’approccio cauto del Minstero, che ha adottato una linea morbida senza sanzioni immediate per chi non si mette in regola, vien da pensare che se dopo un periodo di assestamento (12 o 18 mesi, ad esempio) l’obbligo di partecipazione al censimento fosse stato reso più stringente, il censimento avrebbe avuto un esito migliore: se, come pare, sarà necessario attendere che tutti i praticanti “pigri” debbano essere controllati dalle forze dell’ordine per vedersi costretti ad attivarsi e censirsi, allora sarà davvero difficile riuscire ad acquisire dati completi sulla consistenza del popolo dei pescatori dilettanti marittimi, se non in tempi biblici. Inoltre, il modulo di raccolta dei dati avrebbe dovuto chiarire meglio la valenza esclusivamente statistica delle varie informazioni aggiuntive, perché è facile intuire che in mancanza di specificazioni ed assicurazioni, gli appassionati finiranno per selezionare tutte le opzioni possibili, nel timore che le scelte effettuate durante la comunicazione possano avere conseguenze pratiche sulla validità del permesso. Questo approccio potrebbe determinare la sostanziale inattendibilità di tutti i dati raccolti: un’occasione sprecata!
In ogni caso, il censimento è ormai attivo e ai pescatori in apnea non resta che mettersi in regola, adempiendo il proprio dovere. Invitiamo tutti gli appassionati che non hanno ancora provveduto ad effettuare la comunicazione e a munirsi così del necessario documento abilitativo: oltre a risparmiarvi scocciature, aiuterete la categoria a dimostrare il proprio senso civico e della legalità, talvolta messo in discussione dalle stesse istituzioni. Se avete dubbi o domande, non esitate a richiedere chiarimenti attraverso i commenti all’articolo o anche nel forum di discussione.
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Category: Approfondimenti, Articoli, Normativa, Pesca in Apnea
perchè non fate delle normative sui piccoli natanti?a tutti quei pirati del mare che fittano gommoni?…sopratutto una accurata pubblicita sulle segnalazione boe sub !!!!! non fate le leggi solo per la vostra tasca (stato) ! la nostra è una pesca selezionatissima x non dire salutare aiuta corpo e la mente alla lunga vita sperando sempre ke nn ci passi quache acqua scooter in testa o quealche gommoncino(tendere) con ragazzini…ve ne potrei raccontare tante e di certo nn sono belle storie …ma con questa vi faccio un po ridere…dei ragazzini su di un tender sfrecciavano vicino la mia boa segna sub passando girando in torno ad essa (pensate io ke ero giu a fare l aspetto e dovevo risalire non sapevo se dover morire annegato o con la testa tranciata) poi ad un certo punto si fermarono si presero la boa e andarono via solo cosi io potetti riemergere e non solo dovetti anke andare via x acquistare un altra…da una bella giornata di mare ke potevo trascorrere divento una bella giornata di m….e come disse toto “e io pago”. grazie x le vostre leggi