AMP Portofino: Cernia sparata e abbandonata insieme al fucile sul fondale
La piaga del bracconaggio notturno all’interno dell’AMP di Portofino sta diventando una vera e propria piaga. Qualche giorno fa nelle acque antistanti Punta Chiappa, il personale di un diving locale ha recuperato un esemplare di cernia bruna di circa 5 kg, ormai morto, che era stato trafitto dall’asta di un arbalete. L’azione è stata condotta in fretta e furia, si ipotizza alle prime luci dell’alba, e inoltre i bracconieri devono essere stati disturbati visto che hanno abbandonato pesce e fucile tra le rocce del fondo.
Purtroppo si tratta soltanto dell’ultimo episodio di una lunga serie, ma il mondo della pesca illegale sa bene che Portofino, come quasi tutte le AMP italiane, non ha nessun personale assunto per fare attività di sorveglianza, scaricando uno dei compiti più importanti nella tutela di una riserva alla Guardia Costiera, che dal canto suo già si trova con l’acqua alla gola nello svolgere le mansioni della sua normale amministrazione. Il risultato è che di notte (e talvolta non solo!), nelle acque delle nostre AMP, si pratica ogni genere di pesca senza distinzione di zone e di metodologie lecite o meno, tanto non si rischia nulla.
Tutto estremamente deprecabile, però viene da farsi una domanda: perchè tutto questo non dovrebbe accadere se si sono istituite, e si continua tutt’oggi a farlo, AMP che non hanno un solo euro di bilancio impiegato per uomini e mezzi di sorveglianza? In mancanza di controlli cosa dovrebbe impedire alla pesca illegale di fare i propri comodi? Ma soprattutto, un modello così lacunoso di tutela ambientale ha mai avuto e ha ancora senso?
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